A scuola di politically correct

di Italo Benito Viola

Faccio seguito all’articolo dello scorso mese, in merito alla Scuola Italiana, per evidenziare alcuni aspetto tralasciati in quell’occasione. Mi riferisco in particolare ai risultati nefasti che si sono formati, nei decenni passati, anche per colpa della Scuola, nel decadimento morale e culturale del nostro amato Paese.

Premetto, l’Italia è un Paese pieno di contraddizioni, ma sta in piedi grazie a tante positività che troviamo in ogni Regione e grazie, soprattutto, a molte Persone che, nonostante il cattivo esempio dall’alto, fanno giornalmente il loro dovere e cercano di tenere alto il decoro della loro famiglia e dell’Italia.

Vorrei tentare di spiegare, nel modo più chiaro possibile, quello che ritengo essere il tragico “andazzo” nel sistema scolastico del nostro “Stivale”.

Seguendo, anche, la moda del “politically correct“, (che, usando la lingua di Dante riferita al comune parlare odierno significa: il politicamente corretto che da un lato evita di offendere le persone mentre dall’altro sterilizza i problemi, fingendo che non ci siano), la tendenza di certi Insegnanti, di fronte ai problemi in generale ( ma anche a quelli specifici come la contestazione, da parte di una mamma o di un papà, per un voto negativo dato al loro figlio, supponiamo un 4), si manifesta generalmente in questo modo: “guardi Signora”, spiegherà l’Insegnante, sempre sorridente e accondiscendente, tanto per evitare un confronto serrato sul figlio fannullone “vedrò quello che posso fare per suo figlio, porterò il problema in Consiglio di Classe e lì decideremo quello che si potrà fare per Lui”.

Risultato: sarà promosso! (comportandosi nel modo descritto, più sopra, saranno evitate altre contestazioni dei Genitori, eventuali minacce, interventi di Avvocati ed addirittura anche quelle del Provveditore agli Studi.)

Dall’altro lato, pensiamo al collega di classe che ha studiato diligentemente meritando un bel voto, forse un 8, nella stessa materia, magari l’inglese per la quale non è nemmeno tanto portato; cosa dovrà pensare questo alunno di dodici anni e mezzo, che logicamente non è ancora completamente formato e non ha ancora sufficiente conoscenza di come vadano le cose nella vita? Avrà comunque capito che si tratta di un’ingiustizia a suo danno e che non meritava un simile affronto, di conseguenza penserà che invece di studiare potrebbe anche lui divertirsi con la play station, giocando a calcio, andando con gli amici a divertirsi in sintonia con il trend della socializzazione, tanto cara alle nostre sinistre. Lo studente concluderà che fare il “furbo” gli consentirà di divertirsi ed essere ugualmente promosso anch’egli, senza sapere e senza il necessario sacrificio: tanto ci penseranno i Genitori e il Consiglio di Classe a portarlo avanti.

Questo semplice esempio ci fa capire come in certe Scuole vengano promossi molti Studenti impreparati (cioè ignoranti), non competitivi, ma “ furbi “ e convinti che si possa corrompere per arrivare a possedere un “pezzo di carta” ufficialmente riconosciuta dallo Stato, ma che ahimè, alla prova dei fatti, risulterà senza alcun valore!

Avremo ragazzi diventati adulti incapaci di trattare alla pari con i “concorrenti” che troveranno sulla loro strada in Italia (e sul libero mercato mondiale) e, quel che è peggio, sentendosi inferiori, useranno magari quello che hanno imparato a Scuola: ricorreranno alla “furbizia“ o addirittura alla ”corruzione“ per farsi valere, con la consapevolezza che sarà assai difficile finire in galera, come sarebbe giusto in un Mondo normalmente civile.

Il danno per la Nazione è pesantissimo e l’autonomia delle Regioni induce le scuole a chiudere gli occhi in merito ai risultati scolastici per propagandare l’iscrizione e come dice Ernesto Galli della Loggia: “importa a qualcuno che una siffatta autonomia stia operando implacabilmente conto l’unità del Paese, accentuando le disparità tra quartiere e quartiere, tra regione e regione, tra Nord e Sud favorendo ulteriormente le situazioni già favorite, e sfavorendo quelle già svantaggiate?”

 

Da La Spada di Damocle n. 4 – Novembre 2015

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