Il curioso caso del “Natale laico”

di Elisabetta Sarzi

“Natale è una festa per tutti. Anche per i bambini che appartengono a culture e religioni diverse da quella cattolica. Per questo motivo, mi rifiuto con fermezza di organizzare la festa di Natale a tema religioso…”. Vorrei aprire questo articolo con le testuali parole del preside dell’ “Istituto comprensivo Garofani” di Rozzano, salito agli onori di cronaca per le polemiche che la sua decisione ha suscitato e che successivamente ha presentato delle “mezze dimissioni” dall’incarico di reggente della scuola primaria del medesimo istituto.

Non voglio soffermarmi unicamente sul caso in sé, a cui credo non si possa aggiungere molto altro, ma alla luce dei fatti ritengo sia importante fare una riflessione.

Ricordo bene le prime volte in cui ho sentito parlare del caso ‘crocifisso in aula, sì o no’, frequentavo la prima media e qualche volta era stato affrontato in classe. Da allora ho assistito ad una battaglia continua, che non riguarda più soltanto il crocifisso ma si è estesa anche ad altri simboli cristiani e oggi siamo arrivati al Natale. Qualcuno penserà che non è possibile, che il Natale non pare affatto censurato ed ostacolato ma al contrario è enfatizzato, atteso, sponsorizzato e soprattutto venduto. Sì, perché il Natale vende molto, anche più dell’estate.

Il Natale nel ventunesimo secolo coincide con una stagione lavorativa, con pacchetti viaggi, offerte al supermercato, camion carichi di Coca Cola, completini intimi e Babbi Natale di dubbia bellezza che stanno appesi ai poggioli. Forse è per questo che il preside di Rozzano ha esternato in modo così candido la scelta di un Natale laico: come lo si spiega a queste persone che il Natale laico non esiste? Di fatti, nei servizi del telegiornale, si mostrava l’interno della scuola di Rozzano addobbato con un grande albero e un grosso Babbo Natale. Ma passiamo oltre.

Un altro aspetto ha colpito la mia attenzione: il fatto che l’opzione laica fosse una misura preventiva perché, sempre a detta del preside, “alla luce dei fatti di Parigi, bisogna evitare le provocazioni”. Ciò che deve preoccupare è che molte, moltissime persone, istituzioni e paesi pensano nei medesimi termini. Con la scusante della precauzione e con la unica motivazione di trasformare le genti da cittadini a meri consumatori da allevamento a terra, la laicità viene propagandata senza se e senza quasi fosse un culto a parte essa stessa, usando lo spauracchio del terrorismo. La progressiva secolarizzazione della società ci sta rendendo una generazione di orfani.

Il terreno in realtà è già preparato, ci insegnano fin dai tempi della scuola che è sempre meglio andarsene e girare il mondo, che l’amor di patria è roba vecchia da libro Cuore e che tutto può essere definito famiglia.

Concludo con una considerazione. Non avevo mai realizzato che esistesse il concetto di “Natale laico” fino a quando non l’ho sentito in un servizio del telegiornale, che raccontava di un preside e della sua “Festa d’inverno”. Ed è stato in quel momento che ho capito il perché degli attentati, il perché delle minacce, il perché del terrorismo jihadista: un popolo che recide le proprie radici reprime la propria identità. Chi reprime la propria identità, non ha rispetto per sé stesso e per i propri simili. Chi non ha rispetto per se stesso viene disprezzato.

In questi tempi di qualunquismo, consumo e assenza di valori, siate più attenti alle vostre radici: allestite i vostri presepi, illuminate i vostri alberi di Natale, cantate i vostri canti religiosi, riunitevi a tavola con i vostri famigliari perché di Natale ce n’è uno solo ed è importante mantenerlo vivo.

Buone Feste!

dalla Spada di Damocle – Dicembre 2015

 

 

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