L’idiozia è ancora libera

di Giuliano Guzzo*

Ad un anno esatto dall’attentato terroristico alla sede di Charlie Hebdo, il settimanale satirico uscirà nelle edicole francesi con un numero speciale la cui copertina, disegnata dal direttore Riss Laurent – rimasto ferito nell’attacco del 7 gennaio 2015 -, presenta il Dio trinitario, con tanto d’inconfondibile triangolo in testa, sormontato da una scritta altrettanto chiara: «L’Assassino è ancora libero». Ora, posto che la memoria per le venti vittime di quella terribile strage, dodici delle quali nella redazione della rivista, deve essere condivisa come condiviso fu, un anno fa, lo sgomento per l’accaduto, una copertina del genere non solamente non può lasciare indifferenti, ma dovrebbe stimolare in ciascuno di noi molteplici interrogativi.

Il primo. Perché Charlie Hebdo prende di mira, un anno dopo l’attentato alla propria redazione, il Dio cristiano? Ad avviso di molti – incluso chi scrive – il rispetto della fede altrui dovrebbe essere universale e senza eccezioni, ma che senso ha una copertina simile? Non erano cristiani, gli autori della strage del 7 gennaio scorso e neppure quelli che, in precedenza, distrussero la sede del giornale nella notte tra il 1° e il 2 novembre 2011. Dunque quale sarebbe il significato di una prima pagina che non solo pare avere ben poco di satirico, ma contiene un attacco del tutto gratuito e immotivato, per non dire palesemente demenziale? Forse chi avrà la “fortuna” di leggere questo numero speciale potrà chiarire questo enigma, ma non è affatto detto.

Secondo interrogativo. La satira non è forse tale, da sempre, nella misura in cui ride dei potenti e del potere? Ebbene, non v’è chi non veda come in Francia la Chiesa e i cristiani detengano sempre meno posizioni di comando o prestigio. Semmai sono coloro che disprezzano la fede e, magari, pretendono d’imporre un’antropologia laicista i nuovi potenti ed è la loro ideologia il vero pericolo. Una prova? In Francia gli atei sono il ventinove percento (Win-Gallup International, 2012), ma quando l’antropologa Dounia Bouzar ha effettuato uno studio su più di centosessanta famiglie di altrettanti aspiranti jihadisti francesi, oltre a rilevare la giovanissima età di questi, ha riscontrato come addirittura l’ottanta percento dei loro nuclei familiari fosse ateo (Métamorphose du jeune opérée par les nouveaux discours terroristes, 2014, p.7).

In una prospettiva davvero satirica non sarebbe dunque più sensato prendersela con i terroristi islamisti o con l’ateismo più estremo, a livello europeo spesso – incredibilmente, ma neppure troppo – facce della stessa medaglia?

Terzo ed ultimo interrogativo: che senso ha parlare del Dio cristiano come di «assassino»? Le vicende di uomini di fede che ne hanno brutalmente contraddetto valori sono note, ma senza la tradizione biblica e cristiana – come ogni studioso serio non può non ammettere – non esisterebbe neppure il concetto di persona umana, del quale le pur luminose civiltà greca e romana erano prive. Dunque se oggi è chiaro a tutti, o almeno dovrebbe esserlo, che la dignità umana dei redattori di Charlie Hebdo è intangibile, è indubbiamente grazie alle strade teologiche prima e filosofiche poi che la fede nel contestato Dio ha inaugurato.

Ne consegue come la nuova copertina del settimanale – oltre che miope e abbastanza vigliacca – altro non sia che l’ennesimo autogol che si fa la Francia, l’Europa, che in fondo ci facciamo un po’ tutti. Per questo, senza nulla togliere alla commemorazione delle vittime dello scorso anno, forte è l’amarezza per la perdurante incapacità, non solo da parte di Charlie Hebdo, di vedere che è anzitutto dell’idiozia «ancora libera» che dovremmo occuparci. Alcuni infatti sembrano ignorarlo, ma siamo un Continente economicamente in crisi nonché «l’unica regione» del pianeta, in assoluto, destinata ad assistere, con 46 milioni di europei che saranno seppelliti senza essere rimpiazzati, alla riduzione «della propria popolazione totale fra il 2010 e il 2050» (The Future of World Religions: Population Growth Projections, 2010-2050, p.147); per non parlare dell’emergenza migranti e tutto il resto. Ha senso, in simili condizioni, ridere di Dio?

*blogger e giornalista

Da La Spada di Damocle n. 6 – Gennaio 2016

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