Trento, la squadra della mia città

di Marco Coser

Era il 1967 e la domenica io e i miei amici si andava allo stadio Briamasco a Trento per vedere la partita di calcio della squadra della nostra città. Allora io avevo 11 anni ma i ricordi sono ancora ben nitidi e potrei raccontare fatti personaggi e aneddoti legati a quel periodo.

A quei tempi, in una città dove lo sport agonistico aveva il più¹ alto livello nella pratica del calcio, la domenica erano migliaia le persone che andavano allo stadio.

I papà ed i nonni portavano figli e nipoti la domenica era un avvenimento: chi non ricorda quei bei momenti, tutti a sostenere il Trento. E tra i numerosi tifosi si mescolavano le varie estrazioni sociali unite dalla passione e l’attaccamento ai colori giallo blu .

I primi cenni storici sul calcio giocato a Trento risalgono al 1912 dove l’allora Impero Austro Ungarico  organizzò un torneo calcistico militare con squadre formate prevalentemente da militari provenienti da Ungheria, Boemia e Austria e si giocava nell’attuale piazza Venezia allora chiamata Piazza d’Armi. Numerosi i Trentini che assistevano alle partite entusiasti e affascinati da questo nuovo sport. Un anno dopo anche a Trento la Società Sport Pedeste annoverava tra le varie specialità ginniche e atletiche una sezione diretta da Pino Suster che si dedicava alla pratica calcistica. Tra i vari giocatori ricordiamo la medaglia d’oro Gino Buccella, il legionario giudicariese Sauda, un certo Bertotti, un tal Suarez argentino e residente a Treno il quale, oltre ad essere il capitano, era anche l’elemento di maggior spicco ed infine il popolare farmacista Dott. Prati della farmacia Gallo. Vi fu anche una discreta attività agonistica limitata alle squadre militari, al Ginnasio Tedesco il quale disponeva di una buona formazione, alla Quercia di Rovereto e alla Benacense di Riva che da alcuni anni svolgeva l’attività. E così cominciò timidamente, quasi con pudore, a manifestarsi anche tra la gente trentina quella terribile e contagiosa malattia che è il “tifo” calcistico.

Purtroppo lo scoppio del primo conflitto mondiale troncò sul nascere questa nuova attività  sportiva ed a Trento per tutti i lunghi anni del conflitto non si  parlò più di football.

Nel 1919, alla fine del tragico conflitto, la passione calcistica rifiorì anche in terra trentina e le due più importanti società  sportive, l’Unione ginnastica e la Sport Pedestre, capirono che non si poteva trascurare lo sport del calcio.

Lo sport Pedestre, con le casacche color verde, presentò subito una buona squadra con i vari : Bertolini, Zardini, Dimant, Sevignani e altri e la direzione affidata a Gino Sani.

Mentre l’Unione Ginnastica colore sociale l’azzurro si iscrisse con i giocatori Calliari, Mazzalai, Ambrosi, Lazzari, Widesot, Zanella, Faliva. La direzione tecnica venne assunta dal Cav. Dallago e dal sig. Rosanelli. Ad accrescere l’entusiasmo ed a elevare le qualità  tecniche del gioco del calcio nella nostra provincia contribuì in misura notevole la presenza a Trento di militari già appartenenti a grandi squadre nazionali dei quali ricorderemo Bessuti, Pollastri della Milano VI della Pro Vercelli, Santanbrogio e Burlando del Genova F.C.

Le squadre militari furono il primo banco di prova per le nostre balbettanti compagini cittadine e contribuirono in modo notevole a propagandare lo sport calcistico nella nostra Regione. Il gioco era sempre agonisticamente elevato e lo spirito di bandiera fortissimo. Un gioco sì pesante, anche d’impeto,  però mai cattivo: si giocava dando tutto senza riserve mentali per la carriera calcistica come succede ai nostri giorni perché ognuno aveva la propria attività nella vita e perciò si scendeva in campo per pura passione sportiva. Per i “forestieri” il professionismo o meglio il mancato guadagno si intrinsecava allora in forme puerili. Non ingaggi, non premi partita, non stipendi più o meno elevati: tutt’al più il regalo di un paio di scarpe bullonate o magari una merenda all’osteria più vicina. In casi limite erano semmai l’aiuto a trovare un posto di lavoro.

1921- Possiamo chiamarlo l’anno base del calcio Trentino, un anno denso di avvenimenti calcistici, l’anno che ci portò il

primo vero campionato trentino e le prime squadre organizzate sia finanziariamente che tecnicamente.

Nei primi mesi del 1921 avvenne la trasformazione dello Sport Pedestre in Pro Trento. Alla guida rimase ancora

Pino Suster, affiancato dai dirigenti Bareggia, Gino Sani, Conte Pompeati, Dimant e Carlo Brighenti. Alla direzione

tecnica venne chiamato l’austriaco Skcasa. Nella stessa Pro Trento venne creata la sezione giovanile alla quale aderirono le nuove promesse trentine :Dorigoni, Micheli, Corsi, Manica, Segatta, Fedel, Rungatscher a altri giovani.

Il seme calcistico cominciava a dare i suoi frutti anche nel Trentino: su ogni piccolo campo erboso della periferia si

vedevano giovani impegnati in furibonde partite ad oltranza che finivano con risultati da pallottoliere.

Ricordiamo, fra le tante squadre fondate, anche quelle a carattere politico come la compagine del On. Groff fondata

da Avancini denominata Associazione Sportiva Proletaria. Naturalmente colore sociale era il rosso.

Successivamente, sempre nel 1921, l’ing. Porta finiti gli studi universitari a Milano, dove sportivamente si distinse prima nella sezione calcio Canottieri Milano, e poi nell’Inter Milano sezione Gentlemen. Si rese conto di tutti i giovani che non trovavano posto per giocare a Trento e così dette vita all’Associazione Calcio Trento.

Tutto avvenne in una saletta del Bar Teatro, gentilmente concesso dallo sportivo Ferruccio. Assieme all’Ing, Porta c’erano i collaboratori: Carlo Brighenti, Giannantonio Manci, Suster, Salvetti, Toniolatti, Carmeci ed altri rimasti sconosciuti.

Si elesse il presidente il Sig.Carmeci, i colori sociali furono il giallo blu con l’aquila di Trento e, sempre grazie al dinamico Ferruccio, la saletta del Bar ne divenne la sede sociale. Un brindisi col democratico Marzemino suggellò la nascita della nostra cara A,C. Trento.

Da quel 1921 ad oggi sono trascorsi 95 anni ma il nostro Trento è ancora la rappresentativa calcistica della città, ha mantenuto i colori giallo blu e l’aquila come simbolo. Alcuni dei Presidenti che si sono succeduti alla guida della società rimarranno sempre nei ricordi dei tifosi, pensiamo all’ing. Del Favero la cui dirigenza segnò il periodo di maggior gloria, altri invece sono da dimenticare per fallimenti e clamorose retrocessioni. Migliaia sono i giocatori che sono approdati a Trento, alcuni di loro poi saliti alla ribalta del calcio mondiale ed altri al termine della carriera hanno ancora dato e entusiasmato il pubblico Trentino. Pensiamo a Domenghini, Maraschi, Simonini. Ricordiamo le tifoserie trentine:  il Trento Club, gli amici Giallo Blu, i Fedelissimi e gli Ultras Trento 1978, flangia giovanile di sostenitori che la domenica macinavano chilometri per poter sostenere il Trento. Oggi, dopo gli ultimi 15 anni di buio con gestioni sconsiderate e retrocessioni  che ci hanno portato al livello di calcio provinciale, l’attuale Società con il presidente Sig. Giacca ha cominciato a ricostruire le fondamenta per riportare la  squadra del Trento verso traguardi ambiziosi che gratificano lo sport del calcio e la città di Trento. Da tifoso e da sostenitore sempre in prima fila mi auguro fra qualche anno di veder volare quell’aquila verso successi importanti e poter rivedere uno stadio pieno e rinverdire quella passione che ai Trentini è venuta meno per le tante delusioni.

Da La Spada di Damocle n. 6 – Gennaio 2016

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