CONTRORECENSIONE – Dalla parte delle bambine

di Rosanna Lucca

Di teoria gender ne sentiamo parlare sempre più spesso se abbiamo la fortuna di avere nella nostra cerchia di amicizie delle persone che hanno affinato la sensibilità in materia ed hanno deciso di occuparsene, approfondendone i retroscena e denunciandone gli abusi sulla pelle dei bambini.

Sovvertendo quando solitamente facciamo, consigliando una lettura propedeutica alla formazione di una propria idea sulla realtà che ci circonda, in questo numero presentiamo una contro-recensione di un saggio che consideriamo interessante sì ma le cui tesi troviamo per nulla condivisibili.

“Dalla parte delle bambine”, elaborato saggistico di Elena Gianini Belotti, direttrice del Centro Nascita Montessori di Roma dal 1960 al 1980, è una sorta di compendio in nuce dell’ideologia gender ante litteram, con lunghi capitoli in cui l’autrice si scaglia contro la differenziazione dei giochi tra maschi e femmine, il diverso vestiario e le altrettanto difformi aspettative che si hanno nei confronti dei bambini dei due sessi.

Come sempre accade per le femministe che se la prendono principalmente contro le donne, anche la Belotti fa ricadere sulla madre la responsabilità delle -a dir suo- frustrazioni a cui l’universo femminile verrà sottoposto.

Nello specifico, l’autrice parla dell’allattamento come pietra miliare da cui parte la repressione. La madre alimenterebbe con maggior attenzione, tempo e cura il figlio maschio mentre alla femmina vengono dedicati tempi ristretti. Ciò avverrebbe per abituare la bambina ad affrontare una vita da frustrata ed il maschio a godere del meglio che vi è a disposizione ed a considerare il corpo della donna –rappresentato, al momento, da quello della madre- a sua completa disposizione.

La bambina vivrà questa fase della crescita come una vera e propria palestra di vita da cui duplicherà gli schemi comportamentali per accontentarsi degli avanzi e rendersi autosufficiente nelle incombenze quotidiane.

Ma, sempre secondo l’autrice, vi sarebbe una ragione in più che alimenta questo tipo di comportamento nella madre: “allattare” scrive “dà un certo piacere erotico suscitato dalla stimolazione dei capezzoli da parte del lattante: sembra più accettabile, più normale che questa stimolazione provenga da un maschio piuttosto che da una femmina, per quanto molte donne neghino che questo piacere esista.” Non credo che su questo sia necessario commentare oltre.

La ratio del saggio è denunciare questa “educazione di genere” differente tra maschi e femmine a cui dovrebbe subentrare una liberalizzazione -o, normalizzazione per utilizzare un termine caro alla scuola montessoriana- che possa portare un bambino ad identificarsi con la mamma ed una bambina con il papà.

C’è solo da ringraziare che questo libro sia stato pubblicato nel 1973, quando di utero in affitto e barbarie analoghe nemmeno si parlava. Altrimenti saremmo davanti ad una moltitudine di modelli diversi, un’identificazione a geometrie variabili.

Da La Spada di Damocle – Marzo 2016

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...