di Marco Taufer
Nel tempo delle nazi-femministe, alcune “donne” cercavano di sollevare la loro bassa autostima mettendo un muro davanti a qualsiasi istituzione o persona che pensasse diversamente ed esponesse un’opposizione nei loro confronti, dimostrando un atteggiamento radicale e di chiusura al dialogo che finisce per compromettere il dibattito sulla parità del genere, sulla vera necessità di riconoscere il ruolo fondamentale delle donne nella società.
Nella società occidentale contemporanea e nell’Italia del ventunesimo secolo gli esempi proposti come modelli da seguire sono la Signora Emma Bonino, attivista per i “diritti umani “, per ironia del destino nota per praticare aborti clandestini con la pompa della bicicletta; la signora Presidente della Camera Laura Boldrini, comunista senza aver mai avuto un lavoro regolare, tranne cariche istituzionali dovute alle sue condizioni sociali, predicatrice della parità dei diritti vivendo in una villa che 95% della gente non si potrà mai permettere – e nemmeno di sognare; il Ministro Boschi, braccio destro del governo non eletto da nessuno e nota per aver coinvolto nello scandalo della Banca Etruria il padre e tutta la famiglia. Questi esempi gettano discredito e incidentano il dibattito, rendendo piuttosto difficile parlare in maniera seria di un argomento assai sensibile.
Al di là delle capacità delle donne, che quando si impegnano sono molto più precise e tante volte più competenti degli uomini, mi sembra che ci stiamo basando su esempi sbagliati. Le donne di una volta, grintose tanto da tenere in piedi la casa, molte volte da sole quando i mariti andavano in guerra o a lavorare all’estero: queste donne, anche se non avevano accesso alla cultura, ai circoli delle benpensanti o allo studio, erano donne sagge e coraggiose. Il coraggio di affrontare un mondo difficile, in condizioni di avversità molto lontano dal nostro tempo dove il benessere e la comodità sono a portata di mano. Le vere donne da seguire, le vere rivoluzionarie, non sono quelle che abbiamo citato prima. Naturalmente ognuno è libero di assumere come modello di vita chi vuole, ma tra una donna superficiale, vuota, capace solo di predicare e una donna massiccia, vissuta e guerriera, io sceglierei la prima.
Facciamo un esempio in grande. C’era una volta in Italia un noto presidente del consiglio negli anni venti e trenta, forse l’uomo più conosciuto, amato e odiato della storia italiana; Benito Mussolini, l’uomo che aveva più potere del Re. Anche lui aveva al suo fianco una donna, e forse questa donna costituirebbe un grande esempio da seguire. Una donna sposata con l’uomo più potente d’Italia, e che nonostante ciò ha mantenuto la sobrietà e i suoi valori. Donna Rachele non è mai entrata in politica e ha sempre mantenuto il suo modus vivendi dall’inizio alla fine di uno dei momenti più contorti e tristi della storia italiana. Donna Rachele ha sopportato il dolore della violenta scomparsa del “Duce” ed è andata Avanti da sola. La stessa donna Rachele che allevava i polli nella residenza ufficiale del Presidente del Consiglio, la stessa Donna Rachele, l’unica ad essere stata in grado di riacchiappare la capra di Mahatma Gandhi, nel famoso e curioso episodio della visita di Gandhi a Villa Torlonia. La stessa Donna Rachele, che ha sopportato l’assenza del marito, la Guerra e la sua fine con la sobrietà e l’estrema dignità che le sono sempre state congeniali. Donna Rachele, che ha visto sgretolarsi dall’interno il mondo a cui il “Duce” aveva consacrato la vita, è stata la testimone di uno dei periodi più bui della storia italiana, e nonostante tutto non ha perso i propri valori e ideali, rimanendo la stessa persona.
Da La Spada di Damocle – Marzo 2016