di Cristian Di Giorgi
I Campi Hobbit. Ovvero i raduni, ispirati al mondo fantastico del Signore degli Anelli, che la giovane destra, nelle calde estati della fine degli anni Settanta, ha organizzato per ritrovarsi, riscoprirsi e tentare di aprirsi al mondo esterno, che fino a quel momento aveva rifiutato qualunque tipo di contatto.
Il primo Campo Hobbit si tiene l’11 e il 12 giugno 1977 a Montesarchio, in provincia di Benevento. Alla base della due giorni, che si svolge tra dibattiti, incontri e musica, c’è la volontà di tracciare nuovi percorsi, di crescere, di coordinarsi. E soprattutto di trovare il modo di comunicare con il mondo esterno. Anche attraverso iniziative parallele – la cosiddetta “metapolitica” – che meglio del tradizionale modo di fare militanza avrebbero potuto aprire la strada per entrare nella società civile. Identità e coerenza con il proprio credo dunque, ma anche ridefinizione del modo di esprimersi, riflessione e revisioni ideologiche. E se anche, almeno all’inizio, il mondo esterno continuava ostinatamente a rifiutare ogni dialogo, la strada era comunque tracciata.
Una strada che, al secondo raduno, sembra però incontrare più di qualche ostacolo, soprattutto interno. Si viveva infatti – siamo alla fine di giugno del 1978 – un momento particolarmente difficile, sia per il clima crescente di tensione che si respirava in tutto il Paese, sia per il tentativo dei vertici del MSI di “normalizzare” e irregimentare l’insofferente base giovanile. Quello di Fonte Romana (Abruzzo, 23-25 giugno) fu dunque, anche per questo, un esperimento non molto riuscito (viene addirittura ricordato dai partecipanti come “Campo Gollum”).
Gli organizzatori della manifestazione, nonostante la delusione, decidono comunque di riprovarci. Dal 16 al 20 luglio 1980 si svolge infatti Campo Hobbit tre, ovvero “una festa a lungo attesa”. Il luogo scelto, molto evocativo, è Castel Camponeschi, un paesino abruzzese disabitato da riportare anche se per pochi giorni alla vita. La riuscita è notevole. Anche perché per la prima volta, oltre al programma intenso di dibattiti, incontri e concerti, si assiste anche ad un timido affacciarsi di giornalisti che raccontano l’evento in modo abbastanza obiettivo.
La giovane destra riesce dunque a mettersi in cammino. Ma incontra ben presto un freno che la rallenterà notevolmente: nemmeno due settimane dopo Campo Hobbit tre, infatti, scoppia la bomba alla stazione di Bologna. Che avrà esiti drammatici anche per i militanti dell’ambiente, al quale fin da subito viene attribuita – a torto – la responsabilità della strage.
Da La Spada di Damocle di Agosto 2016