di Marco Interdonato
Ha ancora senso l’esame di maturità? O meglio, l’esame di maturità frutto della riforma Berlinguer del 1997, successivamente modificata dai ministri Moratti e Fioroni, così come strutturato, è un efficace metodo di valutazione circa le competenze dell’esaminato?
In questo articolo tenterò soprattutto di dare alcuni imput circa l’attuale metodo di esame: si badi bene che non si vuole contestare l’esame di Stato in quanto tale, ma piuttosto le attuali modalità di esame, che ne snaturano la funzione stessa.
Partiamo da un dato di base: quest’anno l’esame di maturità è costato 180 milioni di euro fra trasferte per i professori, retribuzioni per quelli interni, indennità di presidenza della commissione, spese vive di cancelleria, esperti che redigono le tracce… Soldi bene o mal investiti?
Una via di mezzo, potremmo ipotizzare: l’esame è necessario, inevitabile; come diretta conseguenza di ciò, si può affermare che è una spesa dovuta. Riflettiamo però su questo: prendiamo l’esame di oggi, prendiamo la totalità degli atenei che organizza propri test di ingresso, prendiamo la quasi totalità di datori di lavori che nemmeno guarda il voto di uscita dalla scuola superiore, prendiamo il dato per cui il 99% degli esaminati passa l’esame… Siamo ancora d’accordo che questi soldi siano ben investiti?
Andiamo per gradi: se un Ateneo organizza i test d’ingresso, le motivazioni possono essere le più disparate; se però la totalità degli Atenei italiani li programma, allora significa che probabilmente vi è una scarsa fiducia da parte del corpo docente universitario nei confronti dei colleghi che insegnano nelle scuole superiori, o meglio ancora innanzitutto nella preparazione che viene impartita ed in secondo luogo nei metodi di valutazione.
Step successivo: in un’epoca in cui la specializzazione è richiesta per quasi ogni professione, e questa viene impartita solo da una preparazione universitaria, quale valore può avere il mero voto del Liceo o dell’Istituto Tecnico frequentato? E quale valore può avere nella testa di uno studente che magari ha già superato il test di ingresso e quindi sa per certo di avere il posto all’Ateneo da lui desiderato, a prescindere da come andrà l’Esame?
Altra domanda: tolta quella fetta di studenti studiosi, preparati ed anche sicuramente orgogliosi, che vogliono a tutti i costi il voto alto che meritano, a chi può importare la valutazione di un esame che, diciamocelo, è già deciso a marzo della 5° superiore in base alla media dei voti, quando si sa che, una volta ammesso all’esame praticamente chiunque lo supera in un modo o nell’altro? Aggiungiamo a ciò eserciti di docenti che passano parti di compiti o sono complici di suggerimenti di intere prove e la torta è pronta: un bell’esame farsa che ogni anno sforna decine di diplomati con lode, che poi, ahimè, si ritrovano in crisi innanzi al primo esame universitario, dopo essere cresciuti fra le lodi di un professore e quelle di mammà e papà, orgogliosi del proprio pargolo che si dimostra il primo della classe.
Va anche notato che queste lodi provengono quasi esclusivamente dal Sud Italia: al di là di facili polemiche Nord-Sud, che ogni anno politici di dubbia caratura tirano fuori come una tiritera e che non sta ad un siciliano innamorato della propria terra reiterare, questo è un altro dato importante; un 80 preso a Trento, purtroppo, non è un 80 preso a Bari…
Ricordo che i miei docenti ci ripetevano spesso “questo è il primo esame importante della vostra vita: ricordatevelo ed impegnatevi!”: no, signori! Il mio primo esame importante, detto molto francamente, è stato quello di Istituzioni di Diritto Romano: quest’ultimo lo ho vissuto come un esame, non la maturità, che ho sempre visto come un traguardo, non troppo difficile da superare, che avrebbe detto molto poco sul mio futuro.
Vado orgoglioso del mio voto di maturità scientifica definito mediocre da alcuni miei ex docenti, così come vado orgoglioso del mio percorso universitario, iniziato appena un anno fa, completamente non in linea con i “risultati” dell’Esame di Stato. Vorrei dire, probabilmente con una frase fatta, agli studenti che stanno leggendo questo articolo, che un voto, in particolare espresso da un numero, non dirà mai chi siamo, ma in particolar modo non lo dirà quello di maturità!
Buon inizio anno scolastico ed accademico a tutti!
Da La Spada di Damocle di settembre 2016