Diario di una giovane ausiliaria

di Eleonora Pizzini

Gli aerei volavano bassi, ma la popolazione non sembrava preoccupata, nessun bombardamento in arrivo. Ma i reparti della RSI non erano altrettanto tranquilli, molto probabilmente mandavano rifornimenti ai ribelli, mentre nei reparti scarseggiavano viveri, armi e munizioni.

Erano tutti tesi ed estremamente preoccupati, sapevano che alcuni reparti tedeschi non avrebbero più sostenuto la lotta e avrebbero trattato per conto loro la resa.

Tra tutti i soldati spiccava una piccola ausiliaria, appena diciottenne, unica ragazza nel reparto. Nei suoi occhi si leggeva la paura, ma anche la voglia di continuare a lottare per l’Italia. In una piccola tasca teneva il suo diario, sul quale scriveva il resoconto delle giornate, nella speranza che un giorno sarebbero diventati solo dei ricordi; la guerra non piaceva a nessuno, portava solo danni e la sera del 24 aprile scrisse:

“Caro diario, oggi sono arrivati i rifornimenti a una  Garibaldina qui vicino. Si stanno avvicinano sempre di più, temo che tra pochi giorni apriranno il fuoco su di noi e noi non abbiamo i mezzi per sostenere uno scontro.”

Il giorno dopo arrivò la notizia peggiore: la guerra era persa. Venne data ai soldati la possibilità di scegliere se rimanere o andarsene.

“Caro diario, oggi siamo stati vinti. Ci hanno dato la libertà di andarcene sciogliendoci dal giuramento, 2 soldati sono corsi via, ma io non ho intenzione di togliermi la divisa!.”

Nel pomeriggio giunse la brigata Garibaldina e tutti i soldati furono catturati.

Passarono la notte in prigione, consapevoli che sarebbero stati fucilati il giorno seguente. Fu permesso loro di scrivere prima di essere uccisi.

“Caro diario, oggi verrò fucilata. Dopo essere stata picchiata, umiliata e violentata è giunta la mia ora. Avevo tanti desideri: sposarmi, creare una bella famiglia felice… ma morirò qui.”

Così terminava un’altra giovane vita, vittima di una guerra spietata.

Da La Spada di Damocle di Agosto 2016

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