di M. P.
La chiamano demenziale, alcuni parodistica. La musica degli Articolo 3ntino è, però, principalmente tre cose: divertente, evocativa e di qualità.
Sgomberiamo subito il campo da eventuali equivoci –e rompiamo la fintamente monolitica terza persona con cui ogni articolo degno di questo nome dovrebbe essere declinato-: chi scrive ama in modo particolare questo gruppo tanto che, quando sente alla radio alcune delle canzoni originali da cui nasce la cover in salsa trentina, ne risulta spesso infastidita.
Ma procediamo con ordine.
Abbiamo voluto inserire un pezzo su questo gruppo musicale nel numero* dedicato alle identità locali, usi e costumi perché siamo fortemente convinti che tutto ciò che rappresenta un determinato territorio e lo rende peculiare è motivo di ricchezza, soprattutto se diviene patrimonio condiviso della comunità da cui nasce.
Tralasciamo però le noiosissime premesse dall’ammuffito retrogusto di sociologia delle masse ed entriamo nel vivo di questa rappresentazione in musica del cuore pulsante della nostra provincia.
Assistere ad un concerto degli Articolo 3ntino è come partecipare ad una puntata di SuperQuark, solo molto più esilarante. Il Piero Angela de noaltri è Roberto Laino, il cantante del gruppo, che mette in scena una sorta di racconto etologico della vita dei trentini in tutte le sue specificità.
La prima differenziazione che viene descritta accuratamente –ed è palpabile anche in coloro che seguono i concerti dal vivo- è la dicotomia classica tra il trentino di valle e quello di città, escludendo da quest’ultima il territorio che risponde al nome di Gardolo, zona che assurge ad una sorta di universo parallelo dove tutto è possibile e dove le umane regole del vivere civile sembra subiscano mutazioni genetiche.
Poi, la vita di tutti i giorni: il trentino al lavoro in provincia –“son en provincia da ‘na vita, aspetto sol la mé pension… e tiro la sega da l’83, ogni mez’ora ‘na pausa caffè”-, il trentino alle prese con la tecnologia –“sull’ape color fuxia, la morosa sul cason” e con un tomtom che dà indicazioni sessual/stradali- o con l’ozio ristoratore del fine settimana –“una vita sul divano, col telecomando en mano, a girar tuti ì canali, spezialmente quei maiali”-. Il trentino va anche in vacanza e chi di noi non ha dovuto affrontare la SS 47 della Valsugana almeno una volta nella vita per andare al mare – mare nostrum, cioè quello più vicino- per poi disattendere tutte le aspettative e preferire le mostre montagne a qualunque lido balneare? Del resto…“sen ancora en Valsugana, che el se ciava anca el màr… resten chi ‘na setimana, tuti al Crucolo a cantar”.
Ampio spazio viene dato anche agli incontri paranormali con creature che solo apparentemente sembrano simili a noi con cui il trentino si relazione incuriosito: le donne dell’Europa orientale (“ho sposà una de l’est senza soldi, tutti i parenti a mé casa portò”) o con un meridionale, amichevolmente appellato “el teron” anche dopo 30 anni di residenza a Trento ed approfonditi studi del nostro dialetto da “en bacàn da Verla”.
Come Adamo ed Eva, il prototipo del trentino si riassume in due personaggi mitologici ormai divenuti immaginario collettivo: la Gioana dela Val de Non, detta anche “dame en pòm” ed el Tullio Pinter, che “tute le curve fa de freno a man”. In un ipotetico appuntamento galante tra i due, immagino personalmente una deviazione sulla strada di rientro verso Cles, snobbando Mezzolombardo a favore di San Michele, alla cui stazione AGIP lasciare la Gioana in balia delle evoluzioni del pompista, noto amatore dell’alta Rotaliana.
Perché stupirci? In materia di trasformazioni sessuali, gli Articolo 3ntino sono stati dei precursori di quella che ora chiameremmo agenda dell’educazione gender e LGBTQI(etc…), immaginando scanzonatamente una seconda vita sessuale del mito del machismo di Happy Days – “Fonzie, el figo, a le so dòne el ghe rubava sempre le gone… en tangenzial, tute le sere, el mostrava el sò sedere”-. Ma come non ricordare, in questo senso, anche la Teresa, splendida ragazza di cui il protagonista della canzone “Damela” era follemente innamorato prima di accorgersi che, sul più bello, qualcosa non quadrava: “e scominzio a sfodègar, Teresa dime cos’è ‘sto afàr… Alora ho capì, sta fermo lì, vara te laso chì! Mòleme, Gianfranco mòleme, no sta ofenderte ,te prego laseme…”. Da qui, una piccola nota autobiografica: da bambina, quando ascoltavo questa canzone, pensavo che Gianfranco fosse il fidanzato di Teresa e che sbucasse dal nulla per risparmiarsi le corna. Credo che un ragazzino di oggi, invece, comprenderebbe immediatamente che la bella Teresa non è altro che un transessuale… i tempi cambiano, non sempre in bene, ma cambiano.
In buona sostanza, anche se il mondo fuori dai nostri sacri confini -che vanno, ricordiamolo, da Borghetto alle porte di Salorno- stenta a scorgere le differenze tra un esemplare di trentino da otto generazioni ed un plantigrado, anche noi abitanti di questa contea incantata sappiamo divertirci e per accorgersene basta seguirci in un concerto degli Articolo. Magari non proprio in città perché, si sa, i zitadini ì g’ha rispèt.
*La Spada di Damocle, ottobre 2016: “Le raise fonde no le engiaza”