Homeschooling

di Elia Buizza

Come abbiamo avuto modo di sperimentare sulla nostra pelle e su quella dei nostri figli, la scuola statale appare sempre più inidonea a garantire una formazione culturale ed umana agli studenti. Anzitutto, occorre ricordare come l’istruzione sia in mano al potere ed, anzi, è proprio il primo strumento che questo usa per lobotomizzare nuove generazioni.

Quante menzogne abbiamo sentito per anni? Tutt’oggi sono rimaste le stesse, perché la propaganda antistorica non cambia, sprovvista anche di quel buonsenso che dovrebbe portarla ad un ammodernamento delle proprie tesi, propugnate da mediocri insegnanti faziosi, incapaci di trasmettere nulla di più di un paio di nozioni, utili o meno. L’esemplificazione è decisamente superflua: i partigiani buoni hanno sconfitto i fascisti cattivi, gli americani (noti filantropi) ci hanno liberato dall’invasione nazifascista, la Chiesa cattolica ha attaccato l’islam con le crociate (quindi non ci si lamenti degli attentati targati “stato islamico”), ha bruciato migliaia di streghe ed eretici (che alla fine passano sempre per quelli onesti, anche se mettevano a ferro e fuoco le città come i Catari).

E quante volte abbiamo sognato una scuola autentica? Quante volte abbiamo sperato che l’istruzione fosse oggettiva, che non fosse serva delle logiche di potere (soprattutto della rivoluzione francese) ma che fosse lo strumento attraverso cui i giovani apprendono il passato per trarne insegnamento? Forse, questo sogno sta per avverarsi.

Sta prendendo piede anche in Italia un nuovo modo di concepire scuola e istruzione, un metodo alternativo alla classica frequenza negli istituti statali. Si tratta della “homeschooling”. Come si legge sul sito “controscuola.it” (e già ci piace questo “contro” che rievoca la “controrivoluzione” di Oliveira), “l’educazione parentale (“homeschooling”) è l’istruzione impartita dai genitori o da altre persone scelte dalla famiglia ai propri figli. Si può coinvolgere nell’educazione chiunque abbia la voglia e la capacità di trasmettere conoscenza e abilità, sfruttando tutte le fonti di conoscenza e competenza che sono disponibili nell’ambiente circostante alla famiglia”.

E’ una soluzione alternativa, spesso più valida di quella scolastica classica, pienamente conforme al nostro ordinamento (chi vi dice che non è legale non sa di cosa sta parlando, in quanto l’art. 34 Cost recita: “l’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”; l’istruzione è  obbligatoria, non la scuola). Da millenni, e fino alla rivoluzione industriale, i genitori insegnano ai figli, ed il proprio bagaglio culturale viene tramandato di generazione in generazione.

Un’istruzione libera ed onesta, ma anche attenta alle esigenze degli alunni, favoriti nell’apprendimento da un rapporto personale con l’insegnante e dall’assenza di quel contesto caotico che inevitabilmente si genera in classi composte da 20 e più studenti. Da non trascurare è anche la possibilità (che non può evidentemente essere garantita negli istituti statali) di predisporre programmi di studio specifici, modellati sul livello raggiunto dal singolo, che consentano un apprendimento graduale ed effettivo degli insegnamenti impartiti.

Negli Stati Uniti sono più di 2 milioni le famiglie che optano per questo tipo di istruzione, e in Italia si parla di un migliaio di famiglie (numero in grande crescita).

Credo che oggi, alla luce della decadenza della scuola pubblica, strumenti innovativi e validi come l’homeschooling, siano un ottimo punto di partenza per la formazione di nuove generazioni che si vogliano opporre all’aridità culturale (e non solo) di quelle generazioni passate (di cui faccio parte) costrette a subire un tipo di istruzione disattenta alle esigenze della persona, ed interessata solo alla trasmissione di un bagaglio nozionistico di massa (sempre fazioso, oltre che frammentario), in cui chi non riesce a stare al passo viene lasciato indietro.

Abbiamo un dovere nei confronti delle nuove generazioni, che consiste nella trasmissione del nostro passato. Spetta a noi scegliere come adempiere a questo dovere: con disinteresse o con amore. L’homeschooling ha distintamente scelto la seconda opzione.

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