di Redazione
Una fortezza da costruire, tre fratelli dalle cui braccia dipende la robustezza delle mura.
Ogni sforzo impiegato nella costruzione durante il giorno, di notte cadeva al suolo. La forza di questi vigorosi uomini non era bastevole per erigere delle solide basi per la struttura e, non comprendendo l’errore evidentemente commesso, chiesero ad un vecchio saggio un consiglio. L’anziano rispose che per rendere forti le mura sarebbe servito il sacrificio di una donna, nello specifico una delle mogli dei fratelli.
Ad individuare quale delle donne avrebbe dovuto immolarsi sarebbe stato il caso: colei che il giorno successivo avrebbe portato il pranzo, era la predestinata. Per poter dare compimento alla provvidenza, i tre fratelli dovettero impegnarsi a non proferire parola con le rispettive mogli ma solo uno, il più giovane, diede seguito alla parola data.
Fu perciò proprio la giovane sposa del terzogenito fratello, madre di un bambino ancora in fasce, a portare il rancio l’indomani. Venne presa da parte e raccontatale l’impegno preso. La donna accettò di farsi murare viva per il bene dell’intera comunità a cui la fortezza era necessaria ma pose una condizione: una gamba, un braccio, un occhio ed una mammella avrebbero dovuto restare scoperti per poter vedere, cullare, accarezzare ed allattare il proprio figlio. La richiesta fu accettata ed il castello prese forma attorno al corpo di questa coraggiosa donna che, con estrema dignità, seppe dare prova di saper commisurare gli obblighi di madre con il doveroso e collettivo dovere verso la comunità d’appartenenza.
Quella appena letta è una delle leggende albanesi più antiche e conosciute che narra della costruzione del castello di Rosafa, fortezza risalente al IV secolo a. C. e costruita su di un’alta collina nei pressi della cittadina di Scutari, allora capitale del popolo degli Illiri i cui abitanti trovavano riparo in caso di assedio o di alluvione tra le mura su cui la leggenda affonda le radici.
L’uomo costruisce la casa ma è la donna che la custodisce. Allora come ora.