di Davide Fioretta
Quello di oggi è un mondo infido e fuorviante, dove ognuno vive per se stesso, senza necessariamente sapere di cosa ha bisogno e perché, rischiando spesso di confondere i principi più nobili ed alti con la comune ignoranza e il rifiuto dei propri doveri, è l’era del “non sono affari miei“.
Come far fronte ad un tale problema è una questione su cui ognuno di noi dovrebbe meditare:
un elemento tanto manchevole quanto idealmente necessario nella nostra società odierna è la Militanza.
Ma prima di concentrarci su quest’ultima dobbiamo capire che, anche se siamo in circa 7,5 miliardi di persone, ciò che facciamo fa la differenza. Fa la differenza innanzitutto in termini materiali creando un precedente. Secondo, non per importanza, influisce sullo spirito delle persone. Non a caso le società, nel corso della storia, hanno caratterizzato gli individui delineandone cultura e carattere.
Ed è da qui che bisogna puntare per riformare uno Stato, dalle persone, da ognuno di noi.
Sempre i grandi cambiamenti sono partiti da pochi, ad esempio dagli sparuti intellettuali che si riunivano nei salotti illuministi nacque il germe di quella che poi sarebbe stata la Rivoluzione più disastrosa della Storia. Ma possiamo anche guardare in casa nostra, da mille eroi che si opposero ai tiranni nacque la nostra Nazione che tuttora esiste. Se dunque riusciamo a pensare che veramente possiamo essere origine e parte di qualcosa di più grande, di più alto, allora possiamo fare quel salto di qualità che ci porta in prima linea, “non là dove ci si difende ma là dove si attacca”, non a subire inermi come scogli gli impetuosi marosi della Storia ma cavalcando la Tigre.
Militanza è per definizione la partecipazione attiva ad un movimento politico o di altro genere, difendendone e diffondendone le Idee e gli Ideali.
Essa non è un atteggiamento a fine estetico o uno slogan retorico, tantomeno un modo per isolarsi da persone con ideologie dissimili o un pretesto per attaccar briga.
Essere Militanti significa, in primo luogo, ricordare il passato insieme con i nostri Eroi e precursori, per imparare da essi e per trasmettere in futuro un esempio, ormai evolutosi in stile di vita. Nel nostro caso dobbiamo immaginare un Movimento come un corpo vivente e quindi vivere anche noi stessi per esso tramite elementi culturali tipici, siano essi libri, filosofie, musica, arte, storia o qualsivoglia forma di identità, senza ritenerli marginali.
Un’operazione che richiede un’enorme fatica, la fatica di allontanarsi da una visione effimera di un mondo fine a sé stesso, che spesso sfocia nel banale; ma soprattutto la fatica di adeguare il proprio Essere in modo compatibile alle idee per cui si lotta, avendo una posizione chiara assieme ai principi nei quali si crede.
La Militanza è il cuore della vita e dell’azione, è il giusto equilibrio tra l’agire e il pensare.
Dichiarare vita e valori per rinnovarsi, per rinnovare lo stato e superare la stagnazione italiana. In questo caso: quanto c’entra la politica?
“[…] se uno Stato possedesse un sistema politico e sociale che, in teoria, valesse come il più perfetto, ma la sostanza umana fosse tarata, ebbene, quello Stato scenderebbe prima o poi a livello delle società più basse, mentre un popolo, una razza capace di produrre uomini veri, uomini dal giusto sentire e dal sicuro istinto, raggiungerebbe un alto livello di civiltà e si terrebbe in piedi di fronte alle prove più calamitose anche se il suo sistema politico fosse manchevole e imperfetto.“