Tradimento e lealtà nel mondo nordico

di Redazione

Quando si pensa al tradimento della peggior risma per il mondo tradizionale si guarda all’uccisione del proprio padre, per millenni considerata la peggior forma di condotta, di molto più grave, all’inverso della contemporanea percezione sociale, dell’omicidio del proprio figlio.

Per coloro che di questo atavicamente grave tradimento si macchiavano, veniva riservata secondo quanto riportato da alcune saghe norrene una punizione molto cruenta, denominata “bloodorn”, termine che letteralmente significa “aquila di sangue”.

Al di là della pena capitale in sé, quando si parla del mondo nordico e delle tradizioni ad esso legate, si investe tutto un piano valoriale che si basa su appartenenza, fedeltà ed onore. A differenza del mondo classico, sia greco che romano, dove le divinità, antropomorfe nell’aspetto quanto nei desideri e nei vizi, si lasciano cadere in contenziosi con gli esseri umani, il mito nordico sottende un diverso e totalizzante concetto di giustizia.

Pensando al mondo greco, l’esempio è lampante. Ulisse, per difendere i suoi uomini, acceca Polifemo ma questo non gli vale la gioia nel cuore delle divinità: il mostro è figlio di Netturno ed il giusto comportamento di Ulisse divenne una colpa.

Nel mondo nordico uomini, mostri e divinità si trovano a lottare alla pari, sottostando alla giustizia ed al destino. Unica via per una vita dopo la morte sono le gesta eroiche in battaglia che avrebbero portato le valchirie a scegliere i più valorosi da condurre nel Walhalla, il Paradiso degli eroi.

Addirittura le schiere degli uomini si allearono con gli dei per sconfiggere i mostri. Però il lungo inverno dovuto alla scomparsa del sole e delle luna conducono poi al crepuscolo degli dei, rappresentato dalla vittoria delle forze del disordine.

La lezione deve essere una: fedeltà, lealtà, senso della comunità, rispetto per la tradizione.

Nella storia patria ciò avvenne nitidamente nel ’43 quando “una massa non indifferente di italiani scelse coscientemente  la via del battersi su posizioni perdute, del sacrificio e dell’impopolarità per obbedire al principio della fedeltà ad un capo e dell’onore militare” (J. Evola)

Da La Spada di Damocle – Aprile 2016

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