di Guerrino Soini
Nei mesi scorsi ho cercato di leggere questa riforma costituzionale con spirito critico e con occhio che andasse oltre la viscerale antipatia che genera in me anche la sola vista in TV del nostro Premier.
Abbiamo visto assieme come non si possano disgiungere gli effetti di una legge elettorale mal combinata con una riforma Costituzionale altrettanto mal fatta; l’unione di queste due realtà, se il SI prevalesse al referendum del 4 dicembre, determinerebbe la resa definitiva dell’Italia agli interessi degli euro tecnocrati, alle brame delle banche, agli interessi delle multinazionali ed a chi ha la pretesa, essendo armato di una consistente forza economica, di governare gli andamenti mondiali, evidentemente a proprio vantaggio o, quantomeno , a vantaggio dei propri ideali.
La si può leggere come si vuole ma da ogni parte di questa scrittura emerge una contrazione costante, ossessiva, pedante, del potere del popolo sul governo della propria terra in spregio totale dell’art. 1 che recita: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita …. ecc. “. Ci si rende conto di ciò nel registrare l’aumento delle firme necessarie per le leggi d’iniziativa popolare, che passano da 50.000 a 150.000, nell’aumento delle firme per l’avvio di un referendum, per proporre il quale serviranno 800.000 anziché le attuali 500.000, lo si legge in tutti quegli articoli che delegano una parte consistente della sovranità nazionale ad una struttura sovrannazionale che fin qui ha dato una scarsissima prova di sé.
Nella visione europea, infatti, non contano le persone ma solamente la stabilità economica, quello che non viene detto è che questa stabilità economica non la si vuol raggiungere tutti assieme, i più forti, schiavi dei propri egoismi nazionali, l’hanno raggiunta, o la raggiungeranno, solo sulla pelle dei Paesi deboli come il nostro o come la Grecia, che si trovano a dover pagare conti salatissimi per stare all’interno di un carrozzone che a noi italiani costa almeno il 50% in più di quello che riceviamo in contropartita e dal quale qualcuno, recentemente, ha preferito scendere ( magari un qualche motivo ci sarà ).
Si legge altresì, anche se non c’è scritto, come lo scopo principale di questa rivoluzione sia non il bene delle persone, come dovrebbe essere, ma solamente l’accrescimento del potere centrale a scapito di quel minimo di federalismo che la precedente riforma aveva prodotto, per la verità con risultati in qualche caso discutibili ( ma migliorabili), e la schiavizzazione dei cittadini che avranno sempre meno spazio per lo sviluppo della propria visione di società, per la contestazione del potere, per la partecipazione attiva alla vita sociale; in sostanza per l’esercizio della democrazia. Di qui la preoccupazione per la nostra autonomia trentina a fronte della quale il buon Rossi rivendica, a torto, risultati eccezionali raggiunti negli accordi con il Potere Centrale; la verità dei fatti è che si sta cercando di far fuori la nostra autonomia, la nostra prima di altre perché ha il grave difetto di funzionare.
L’articolo 13 della Riforma Boschi, infatti, recita testualmente:
“Le disposizioni di cui al capo IV della presente legge costituzionale non si applicano alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano fino alla revisione dei rispettivi statuti sulla base di intese con le medesime Regioni e Province autonome … ecc.
Ed è proprio in questa ultima frase, rimandando il tutto a futuri accordi (cioè a risultato referendario acquisito) che si nasconde la volontà di sopprimere quello che in molti considerano un privilegio ma che, effettivamente, è solo modello di governo autonomo, certamente migliorabile ma gestito sicuramente meglio di quanto accade nel governo centrale o in altre regioni autonome (Sardegna e Sicilia tanto per non far dei nomi). Quel che proprio non si riesce a capire, a meno di non essere maliziosi e supporre una gigantesca contropartita, è come il PATT possa battersi strenuamente per il SI quando risulta del tutto evidente che questo risultato rappresenta il suicidio politico del PATT stesso e dell’Autonomia che dice di difendere. Andreotti diceva che a pensar male si fa peccato ma il più delle volte ci si piglia; ecco a me sembra proprio che siamo in cotanta situazione.
Un po’ tutta la scrittura della riforma, per la verità, sembra costruita appositamente per dire una cosa sottointendendone un’altra e questo dà la tara della correttezza con la quale si muove questo governo in ogni sua azione.
Ecco qui le mie analisi, spero che quanto scritto sopra e nei precedenti articoli possa tornare utile a chi si trova nell’imbarazzo di dover scegliere non avendo capito nulla di quel che vuole fare Renzi in combutta con la sua ciurma.
In questi ultimi giorni ho incontrato diversi amici che intendono votare SI per disciplina di partito, agli stessi consiglio, visto che non l’hanno fatto, di leggersi attentamente questa specie di riforma e di valutare se effettivamente intendono rinunciare del tutto ai loro diritti di cittadini, diritti sacrosanti garantiti dalla Costituzione nella versione attuale, che vengono messi in forse in questa stesura mal fatta, lacunosa, subdola, centralista.
Lo stesso consiglio vale anche per gli amici del PATT che stanno svendendo la nostra autonomia per un piatto di lenticchie, non di quelle buone ma quelle di infima qualità ….
Fa sorridere, infine l’impegno profuso dal premier per propagandare il SI; sta girando il Paese come una trottola tenendo comizi di qui e di là ricevendo più che sovente delle bordate di fischi inenarrabili ( infatti non se ne ha notizia in quanto il tutto viene sapientemente oscurato ), fa sorridere la Boschi in TV che comanda a bacchetta la Gruber e le segnala quando interrompere il discorso dell’interlocutore contrapposto, fa piangere pensare a quanti soldi sta costando al nostro Paese tutta questa pagliacciata a favore di un voto positivo che è sbagliato, indesiderabile per il popolo, gradito solo da euroburocrati, banche e poteri forti, senza dimenticarci del buon Soros che, con finanziamenti ad hoc sta cercando di governare le sorti del mondo intero.
Come ultimo pensiero esprimo un desiderio, anche se difficilmente realizzabile con i personaggi che ci ritroviamo attorno; vorrei che la Costituzione potesse cambiare, perché va aggiornata, con l’impegno di tutti, vorrei che una apposita Assemblea Costituente eletta con criterio rigorosamente proporzionale desse voce a tutte le realtà e non solo a chi ha in questo momento in mano lo scettro del governo.
Sarà possibile? Chissà … ! Intanto cominciamo con il votare NO, poi vedremo quel che si riesce a fare.