Il Campo dei Santi

Tratto da “Il Campo dei Santi” di Jean Raspail

  • E lei? Cos’è venuto a fare qui, in questo villaggio? Nella mia casa?
  • Sto saccheggiando. Ero il parassita di un mondo vivo, adesso mi sono trasformato nello sciacallo di un mondo morto. É una novità. Me ne rallegro. E proprio tutto morto. A parte l’esercito, lei e alcuni compagni, credo non vi sia più nessuno nel raggio di cento chilometri. E così saccheggi. E non ho più fame, ho già mangiato troppo. Per la verità non mi serve molto e, d’altronde, tutto mi appartiene. Domani, sarò io a offrire a loro tutto questo. Sono una specie di re e a loro donerò il mio regno. Sembra che oggi sia Pasqua. Penso che Cristo sia resuscitato per l’ultima volta e che, questa volta, non le servirà a nulla.
  • Non capisco.
  • C’è un milioni di Cristi a bordo di quelle navi che resusciteranno domani mattina. Allora, il suo Cristo, solo soletto… sarà finito anche lui.
  • Lei è un credente?
  • Macché.
  • E questo milioni di Cristi? É un’idea sua?
  • No, ma nel suo genere, il genere pretesco, la trovo molto carina. E, d’altronde, l’ho sentita proprio da un prete. Un tipo di prete di periferia, dall’aria proletaria, stavo salendo quassù e lui scendeva a rotta di collo. Mi sembrava più strambo che stralunato. Ogni tanto si fermava, alzava le braccia al cielo, come gli altri, laggiù, e si metteva a gridare: ”Grazie, Dio mio!” e poi riprendeva la sua corsa frenetica verso la spiaggia. Sembra che stiano per arrivarne altri.
  • Altri chi?
  • Altri preti dello stesso tipo. Ma mi sta seccando. Non ero venuto qui per parlare. E poi, lei è solo un fantasma; lei cosa ci fa ancora qui?
  • La sto ad ascoltare…
  • Ma le interessano così tanto le mie fesserie?
  • Lei è marcio. Continua a riflettere. Non c’è più niente su cui riflettere. É finito il tempo della riflessione. Se ne vada!
  • Oh! Proprio per niente!
  • Guarda un po’! Vi somigliate, lei e la sua casa. Sembra che esistiate tutti e due da più di mille anni.
  • Per l’esattezza dal 1673 – Disse l’anziano signore sorridendo per la prima volta.
  • Tre secoli di certezza ereditaria. Commovente.
  • Verissimo! Mi stupisce che lei lo pensi. Forse anche lei è un po’ dalla mia parte?
  • Stia zitto, prima che le vomiti addosso. Può darsi che la sua casa sia bella. Lo è. Può darsi che lei sia un anziano buon uomo, simpatico, intelligente, composto, colto, perfettamente a suo agio nella sua pelle, nel suo status sociale, uno che apprezza tutto ciò che lo circonda e si trova bene in questo villaggio dove hanno vissuto venti generazioni della sua famiglia, di cui lei è l’ultimo ramo perfetto. La osservo, infatti, e la trovo perfetto. É per questo che lo odio. E proprio qui da lei porterò domani i più miserabili. Essi non sanno nulla di ciò che lei è, di ciò che lei rappresenta. Il suo universo non ha alcun significato per loro. Non cercheranno di capire. Saranno stanchi, avranno freddo, accenderanno il fuoco con la sua bella porta di quercia. Copriranno di sterco la sua veranda e si puliranno le mani con i libri della sua biblioteca. Sputeranno il suo vino. Mangeranno con le dita nel bel vasellame appeso a questi muri. Acquattati sui loro calcagni, osserveranno il fuoco divorare le sue poltrone. Si faranno delle parrucche con i ricami delle sue lenzuola. Ogni oggetto perderà il significato a cui lei le attribuiva, Il bello non sarà più bello, l’utile diventerà ridicolo e l’inutile assurdo. Nulla avrà più un valore profondo, tranne forse il pezzetto di corda dimenticato in un angolo di casa, che essi si contenderanno devastando, probabilmente, tutto quanto troveranno attorno. Sarà fantastico. Sparisca!
  • Un attimo, per favore. Mi sembra che abbia riflettuto a lungo. Proprio lei che poco fa riteneva non vi fosse più tempo per farlo.
  • Non sto riflettendo. Mi limito a ruminare tutto quel che penso da molto tempo. E ora, non penso più. Sparisca, le ripeto!
  • Ancora una parola: Loro distruggeranno senza capire, senza sapere. Ma lei?
  • Io lo farò perché ho imparato ad odiare tutto questo. Perché la coscienza globale del mondo esige che si debba odiare tutto ciò. Sparisca! Mi sta seccando!
  • Come vuole. D’altronde, lei non sta dicendo più nulla di serio. Penso che il suo sia un povero cervello, un cervello debole dentro una testa ben modellata. Congratulazioni a tutti quelli che hanno ottenuto questo bel risultato. Va bene, me ne vado! Solo il tempo di prendere il cappello.

L’anziano signore entrò in casa per uscirne subito dopo imbracciando un fucile da caccia

  • Che cosa fa? – Chiese il giovane.
  • Sto per ucciderla, naturalmente! Il mio mondo non sopravviverà forse oltre domani mattina e ho intenzione di trarre il massimo profitto dai suoi ultimi istanti. Non può immaginare fino a che punto ne approfitterò. Vivrò una seconda vita, questa notte, senza muovermi da qui e credo che sarà ancora più bella della prima. Visto che i miei simili sono partiti, ho intenzione di viverla da solo.
  • E io?
  • Lei non è un mio simile. É mio contrario. Non voglio rovinare questa notte essenziale in compagnia del mio contrario. Dunque, la ucciderò.
  • Non avrà il coraggio di farlo. Sono sicuro che lei non ha mai ammazzato nessuno.
  • Ho sempre condotto la vita tranquilla di un professore di lettere che ama la sua professione. Nessuna guerra ha mai avuto bisogno dei miei servigi e i massacri inutili mi provocano un malessere fisico. Probabilmente, sarei stato un pessimo soldato. Tuttavia, ai tempi di Ezio, credo che avrei ucciso con gioia gli Unni. E, all’epoca di Carlo Martello sarei stato entusiasta di fare a pezzi un po’ di carne araba, proprio come Goffredo di Buglione e Baldovino il Lebbroso, sotto le mura di Bisanzio, morendo accanto a Costantino, XI° Dragazes, quanti turchi avrei massacrato – Per Dio! – Prima di essere massacrato a mia volta. Per fortuna, gli uomini della mia razza, che ignorano il dubbio, non muoiono così facilmente. Ben presto resuscitato ecco che faccio strage di slavi in compagnia dei Cavalieri Teutonici. Porto la croce sul mio mantello bianco e lascio Rodi stringendo in pugno la spada insanguinata, con il piccolo drappello eroico di Villiers De l’Isle – Adam. Marinaio di Don Giovanni d’Austria mi vendico a Lepanto. Che bella strage! Voglia scusare la pedanteria di un vecchio professore di Università rimbambito che ha smesso, anche lui, di riflettere e si accontenta di ruminare. Naturalmente, io non ho ucciso nessuno, a maggior ragione tutti quelli che ho appena elencato, che ora trovo tutti davanti a me, incarnati in lei, riassunti dalla sua persona. Ma queste battaglie, di cui mi sento totalmente partecipe, io le rivivo tutte in un unico istante, ne sono l’unico attore con un unico sparo. Adesso!

Il giovane si accasciò con grazia, scivolando lungo la balaustra a cui si appoggiava e si ritrovo seduto sui calcagni le braccia penzoloni lungo il corpo, in una posizione che gli sembrava essergli familiare. La macchia rossa sotto la mammella sinistra si allargò un poco, poi, ben presto, la ferita smise di sanguinare. Morì bene. Ne suoi occhi, chiusi dal professore con un movimento lento del pollice e dell’anulare, non vi era il minimo stupore. Niente bandiere, niente fanfare: Una vittoria all’occidentale, tanto definita quanto inutile e irrisoria. In pace con sé stesso, una pace così profonda che non ricordava di averne mai provata una dissimile, l’anziano signor Calguès voltò le spalle a quel morto e tornò in casa.

 

Estratto dal capitolo II

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