Caso Mattielli – Il danno, la beffa e tanta vergogna

di Guerrino Soini

I fatti

Due malviventi entrano nella proprietà di Ermes Mattielli, rigattiere del vicentino, armati di pile e tronchesi, con l’evidente intenzione di rubare.

In passato il Mattielli ha subito diversi furti, forse dagli stessi che sono entrati questa volta ed è quindi preparato a difendersi, si è dotato di un’arma ed ha imparato ad usarla. L’uomo sente suonare l’allarme, prende la pistola, vede i ladri che tentano di scappare e spara 14 colpi che raggiungono tutti il bersaglio. Uno dei due rimane invalido l’altro guarisce.

La giustizia fa il suo corso ed alla fine condanna il Mattielli a 5 anni di carcere ed al pagamento di € 135.000 a titolo di risarcimenti del danno patito dai 2 malviventi ai quali, per il tentato furto sono stati comminati 4 mesi di condanna con la condizionale. Anche in seguito a queste vicissitudini il Mattielli ha un attacco di cuore e muore. I suoi beni serviranno per pagare i danni ai due malviventi.

L’analisi

Lo Stato, tra i suoi compiti principali, ha la difesa dei suoi cittadini e l’onere di provvedere alla sicurezza delle città, dei paesi, dei borghi. Tra le altre cose ha anche l’obbligo di assicurare, attraverso il potere indipendente della Magistratura, la giustizia che dovrebbe, e purtroppo debbo sottolineare dovrebbe, garantire il vivere civile tra le persone ed i diritti dei cittadini.

Mi sembra di poter affermare che lo stesso Stato, in quanto tale, ha fallito in entrambi i campi: non riesce a difendere il suo popolo ( e quando ci riesce non serve a nulla perché il giorno dopo i manigoldi sono in libertà ), non riesce nemmeno a garantire la giustizia poiché se i delinquenti finiscono per ricevere dai giudici un compenso alle loro malefatte significa che in questa macchina c’è qualche ingranaggio che è andato a puttane.

Una norma controversa sulla congruità della reazione del malcapitato che si trova i ladri in casa consente a magistrati ideologicamente connotati (come sembra essere il giudice Cristina Bertotto che ha nesso in piedi questo bell’esempio di sentenza), che appaiono privi di quel senso profondo della giustizia del quale dovrebbero essere pervasi, di tutelare all’eccesso malviventi e malfattori penalizzando, di conseguenza, la gente per bene che non chiede null’altro se non la tranquillità della propria vita.

Dobbiamo allora assumere il fatto che la responsabilità giuridica della morte di Ermes Mattielli si debba attribuire, in ultima analisi, allo Stato che dovrebbe essere chiamato a rispondere delle proprie manchevolezze; ma questo, evidentemente, in una società mollacciona e menefreghista come la nostra non accadrà mai.

Le possibili soluzioni

Il codice penale, a riguardo della difesa della proprietà, dovrebbe subire una drastica rivisitazione annullando il concetto di reazione proporzionata al grado di offesa. Dovrebbe essere chiaro, e chiaramente scritto nella legge, che se tu entri in casa mia con l’intenzione di rubare io ho diritto di difendermi con tutti i mezzi che ritengo necessari. Sta a te valutare se correre il rischio di rimetterci la vita per compiere un reato a mio danno, non a me valutare quali siano le tue vere intenzioni, anche perché il malvivente parte sempre da un punto di vantaggio: l’abitudine alla violenza che la persona comune non ha.

Smettiamola allora di proteggere, sempre e comunque, chi della delinquenza abituale ha fatto uno stile di vita, pensiamo ai diritti dei cittadini costantemente lesi, senza ristoro, da chi pensa sia lecito ogni comportamento e, come riferimento giuridico, si appella alla legge del più forte.

Smettiamola con i ladri che entrano ed escono da casa nostra a loro piacimento, smettiamola con chi, abusivamente, occupa case alle quali non ha diritto, smettiamola una buona volta di dare credito e protezione a chi fa della sopraffazione il proprio «modus vivendi» e cerchiamo di tutelare, finalmente, chi questo Paese sta sorreggendo con il contributo del proprio lavoro e con il pagamento di tasse troppe volte spropositate.

 

 

Da La Spada di Damocle n. 4 – Novembre 2015

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