Il solito 25 aprile…

di Piergiorgio Plotegher

Indipendentemente dalla collocazione geografica e dall’assetto costituzionale i popoli commemorano guerre o  avvenimenti risoltisi con conclusione positiva. Non è così in Italia dove si esalta ancora quel 25 aprile del 1945 che suggellò dolorosamente con una resa senza condizioni, un tradimento ed una sconfitta militare, che con pretestuose argomentazioni è stata accreditata e viene a tutt’oggi presentata come una vittoria, per supportare la fragile consistenza di quanto affermato si è sostenuta la tesi della liceità di decisioni assunte dai protagonisti dell’armistizio del 1943, giudicati senza riserve come i legittimi rappresentanti dello Stato Italiano e delle sue Istituzioni.

In realtà la Monarchia sabauda ed il suo degno interprete il Maresciallo Badoglio dimostrarono subito la loro vera natura fuggendo vergognosamente da Roma e affidando a sole difficili scelte personali la decisione di rimanere fedeli ad un’ alleanza sostenuta con un consenso popolare di grandi dimensioni, oppure di cedere alla facile suggestione dei benefici offerti dai nuovi potenti alleati non più nemici.

Non vogliamo certamente vilipendere quanti fecero scelte diverse soprattutto se avvalorate da precise motivazioni ideologiche, ma pretendiamo che la più alta considerazione venga riservata a tutti coloro che restando fedeli ad un patto siglato all’ inizio del conflitto affrontarono un tragico destino nella Repubblica Sociale Italiana pur conoscendo  la realtà di una conclusione ormai scontata  pagando anche  con la vita la loro scelta.

Vanno citati qui il coraggio e la sensibilità  di qualche esponente politico di parte avversa che, come il senatore comunista Violante comprese il senso dell’onore che ispirò i giovani della RSI rimasti fedeli ad un’ideale anche nel momento della sconfitta  o di storici che come Fenoglio illustrò la Resistenza senza dimenticare le ragioni degli sconfitti. Si trattò però di posizioni isolate e subito smentite dalla massa acritica di pseudo- intellettuali ingabbiati nel facile rifugio del pensiero unico della Sinistra, che in nome di un trito manicheismo distribuisce ancora patenti di democraticità da una parte e di male assoluto dall’altra.

Anche se con poche illusioni abbiamo la convinzione che si possa arrivare ad un giudizio sereno su quel periodo senza le feroci demonizzazioni ancora in atto su una parte dei protagonisti. Siamo convinti che così come in Spagna dove i combattenti di una durissima guerra civile riposano insieme nella simbolica ” Valle de los Caidos”, anche in Italia la fedeltà ideologica ed il rispetto dei patti concordati vengano allo stesso modo premiati.

Da La Spada di Damocle – Aprile 2016

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